N°19
UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA – parte 2°
Dare la caccia a un
supercriminale pazzo non è per nulla facile. A New York, poi, è ancora più
difficile che da altre parti: è la città più popolosa degli Stati Uniti, che sorge
su un'area di circa 785 km² ed è amministrativamente divisa in cinque
distretti: Manhattan, Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island. L'intero
agglomerato urbano conta 18.223.567 abitanti,che la rendono, secondo alcune
stime, la terza area urbana più popolata del mondo e la prima del continente
americano. Trovare una singola persona in mezzo a questo enorme agglomerato
umano era una vera impresa. Per questo rintracciare Madcap fu un’incredibile
colpo di fortuna, frutto di un’intuizione improvvisa. Occhio di Falco aveva
circoscritto l’area di ricerca a Coney Island, dove il folle aveva già avuto
dei trascorsi e, considerando il suo incredibile fattore rigenerante che lo
rendeva immune a infezioni e malattie, aveva optato per cercarlo nelle fogne.
L’idea si rivelò vincente e l’arciere non poteva credere a quell’incredibile
buona sorte che aveva avuto nel trovarne il nascondiglio, ma quella sensazione
di soddisfazione e di appagamento sfumarono velocemente quando venne aggredito
alle spalle dal folle criminale e messo K.O. da lui.
Ora si trovava alla sua
mercè: non appena riprese conoscenza infatti si ritrovò legato ad una sedia con
delle robuste corde. Il covo di Madcap era illuminato a malapena da una luce al
neon. In qualche modo doveva essere riuscito ad allacciarsi alla rete
elettrica. C’erano anche una brandina con un materasso sudicio, un armadietto
di metallo, come quelli degli spogliatoi, e anche un televisore.
<Doobidoo! Ben sveglio, Occhio di Gallo!> disse la voce alle sue
spalle. Falco si fissava la punta degli stivali, per evitare di venire
nuovamente ipnotizzato. I muscoli si tendevano, cercando inutilmente di
liberarsi dalle corde.
<Buongiorno, caro.
Gradisci qualcosa per colazione? AH AH AH AH AH!!>
<Che cazzo vuoi?>
<Dimostrarti un punto
di vista interessante. Ma prima dimmi, perché hai mandato a monte il mio
meeting con la Monnalisa, l'altro giorno?>
<Se mi fai una domanda
del genere, vuol dire che il cervello ti si è veramente spappolato. E’ il mio
mestiere sbattere al fresco i buffoni come te! Tu piuttosto perché cavolo l’hai
fatto? Perché ti vesti come un idiota e vai in giro a fare impazzire la
gente?> urlò furioso.
<Ooooooooh ma è proprio
questo è il punto.... il senso di fare le cose! L’unico modo sensato di vivere
è... senza senso! Forse dovrei raccontarti una storiella... così capirai quello che ti voglio dire…>
<Evita. Non me ne frega
nulla.>
<Invece mi
ascolterai!> disse, mollandogli uno schiaffo <Tanto, mica devi andare ad
una festa no? AHAH AHAH AHAH AHAH !! Ormai devi ammettere che abbiamo “legato”
no? AH AHAHAHAHAHAH AHAH!!!!>
Rideva e saltellava sul
posto come una marionetta, come se le sue pessime freddure fossero realmente
esilaranti. Falco aveva una voglia di prenderlo a pugni ma i polsi gli facevano
male per lo sfregare con le corde.
Poi Madcap prese una
sedia, si accomodò accanto all’immobilizzato Vendicatore e prese a parlare:
<Anni fa io ero un uomo
devoto e retto ... non perdevo un giorno di lavoro e andavo tutte le domeniche
a messa. Rigavo dritto.... come una freccia! AHAH AHAHAH AH!!! Ma un giorno però accadde l’impensabile: ero
con la mia famiglia e la nostra comunità della chiesa che andavo ad una gita,
quando il nostro bus si scontro con un camion cisterna che trasportava chissà
quale composto... >
<Ho già sentito una
storia simile. Inventatene un’altra.>
<Eppure è così che
andarono le cose. Tutti morirono, e io fui l’unico sopravissuto. Ti rendi
conto? Un intero autobus di persone, pieno di donne e bambini, e solo io
sopravissi. Perché? Perché Dio scelse me fra tutti? Qual’era il senso della sua
scelta? Ci pensai a lungo, durante la mia giacenza in ospedale e sai quale fu
la risposta che trovai? NESSUNA. Non c’era nessun senso, lo capisci? E se Dio
agisce senza senso, perché dovremmo farlo noi? Non riuscivo a venir a capo, non riuscivo a capire il perché di tutte quelle morti,
e allora decisi di farla finita. Cercai di farmi investire, ma come avrai
capito, il mio corpo guarì dalle ferite istantaneamente. Non potevo neppure
farla finita.... perché??? Qual era la
risposta a questa domanda? Dov’era il senso di questa mia esistenza immortale?
E fu allora che capì.... IL SENSO NON C’E’! Cerchiamo di dare un senso a
qualcosa che non ne ha! Tutte quelle persone che vivono come da programma....
studiano, vanno a lavorare, si sposano, fanno figli.... perdono tempo, non lo
capisci? Sprecano le loro energie dietro una moralità assurda e delle regole
soffocanti quando potrebbero vivere appagando tutti li loro istinti e le loro
fantasie, come faccio io AH AH AH AH AH AH AH! Io sono un liberatore, combatto
contro la ragione e la logica, in favore del caos e della casualità!>
“Basta una giornata storta a trasformare il migliore
degli uomini in un folle”disse una
volta qualcuno. A Occhio di Falco tornò in mente quella frase. Non c’era esempio
più lampante di quanto quell’affermazione fosse vera.
<Non sei l’unico che ha
subito perdite. Capisco quanto tu sia rimasto sconvolto e quanto puoi aver
sofferto, ma non è una buona scusa per andarsene in giro come vestito uno
sciroccato a creare scompiglio come fai tu!>
<Squeezee!Hai solo paura di mollare le tue certezze e le tue
obsolete convenzioni sociali! Questo mondo è governato dal caso, e non c’è
nient’altro! Cosa ci vuole per fartelo capire?>
Da sotto il mantello
Madcap estrasse un revolver, di quelli in dotazione agli agenti di polizia.
Come vuole la tradizionale
roulette russa, Madcap estrasse tutti i proiettili meno che uno e girò il
tamburo.
<Ehi! Cosa vuoi fare
con quella?> chiese Falco, innervosito dalla presenza dell’arma.
<Voglio illustrarti la
mia tesi. Tu sei un “buono” giusto? Salvi la gente e fai del bene... mentre io
sono il cattivo, quindi secondo la tua teoria de “i buoni vincono sempre”,sarò io a beccarmi il confettino di piombo,
giusto?>
<NO, STA FERMO! NON
TIRARE IL ....>
Clik.
Scarica. Clint fu
fortunato. Fu spaventato come non lo fu mai nella sua vita. Il cuore gli
batteva come un tamburo, e il sudore sulla schiena era uno strato di congela.
<Boogie!Sei veramente fortunato, Occhio di Piccione! Te la sei
cavata AH AH AH AH AH AH!>
Poi rivolse l’arma verso
di se.
<Bene. Ora è il mio
turno...>
Il proiettile gli
attraversò il cranio, e uno spruzzo di sangue caldo imbrattò la parete dietro
di lui.
Madcap cadde come una
bambola di pezza riversa sul pavimento.
In quella stanza ricavata
in quella lurida fogna calò un silenzio inquietante.
Per alcuni secondi Falco
non seppe che fare. Gli sembrava quasi di poter sentire il battito del suo
cuore riecheggiare nella stanza come ne “il
cuore rivelatore” di Edgar Allan Poe.
Ma poi all’improvviso
Madcap si rimise in piedi:
<Babidyboo! Rieccomi! AH AH AH AH AH! Congratulazioni Occhio di
Colomba, hai vinto la nostra piccolo sfida! Chi l’avrebbe mai detto? E pensare
che la prima volta che l’ho fatto io...>
<Bene. Allora lasciami
andare.>
<Oh oh oh oh .... ti
piacerebbe, non è vero? Sono pazzo, mica stupido .. AH AH AH AH AH AH!! No no
no ... questo giochino non significa nulla....>
<E allora perché cazzo
ti sei messo a farlo?>
<Perché? E perché no?
Non dev’esserci un motivo, non l’hai ancora capito?>
<Sei un disco rotto, e
sono stufo della tua pagliacciate ... cosa diavolo vuoi da me? Perché mi hai
legato a questa schifosa sedia?>
<Perché è ora di andare
a lezione per te, Occhio d’Anatra. Ora tu te ne starai buono buono a guardare
un bel programma educativo, e forse inizierai a comprendere che l’anarchia è
l’unica risposta..>
Sghignazzando come bambino
dispettoso Madcap abbandonò la stanza, lasciando il Vendicatore da solo davanti
al televisore acceso.
<Dire che pazzo è
poco... un momento prima sta per farmi la pelle e un attimo dopo vuole darmi
una dimostrazione... totalmente fuori controllo, imprevedibile. E adesso dove
diavolo sarà andato?> pensò preoccupato.
Coney Island.
Sebbene non udisse nemmeno
una parola di quanto stava uscendo dal televisore, grazie al suo
particolarissimo talento Maya comprendeva perfettamente il discorso che il Capo
del dipartimento di Polizia Adam Lane stava facendo. Dal giorno dei disordini
al Metropolitan Lane era quasi sempre in televisione per proclamare la linea
dura verso la criminalità in costume di New York. Vista la situazione
particolare e lo stato di emergenza che ormai era dilagato nella città, la ABC
aveva addirittura richiamato la celebre Oprah Winfrey per un edizione speciale
del suo celebre talk show, nonostante non andasse più in onda da due anni.
Maya fissava lo schermo
leggendo le labbra del poliziotto, ma la sua mente era altrove.
Pensava ovviamente a
Clint, a che fine avesse fatto da quando le aveva detto di tornare a casa.
Erano passate parecchie ore ormai. Che fine aveva fatto? Gli era forse successo
qualcosa? Maya era una donna forte ed indipendente, non era abituata al ruolo
di “fidanzatina in pena”.
Non udì bussare alla
porta, ne questa aprirsi alle sue spalle. Notò solo un ombra muoversi
nell’appartamento.
<Clint sei... Kate?>
<Maya? Che ci fai tu
qui? Dov’è Clint?>
<Uh è ... una lunga
storia, davvero. Vivo qui per il momento. Quanto a Clint... me lo chiedo
anch’io.>
<Io... noi... insomma abbiamo
litigato. Ma dopo i casini al Metropolitan volevo vedere come stava... o se gli
serviva una mano.>
<Abbiamo cercato quel
pazzo in lungo e in largo, ma nulla. Poi mi ha detto di tornare qui, che
sarebbe passato alla base dei Vendicatori a studiare il file di quello
psicopatico. Non ho più sue notizie da allora.>
<No alla base non c’è.
Ho chiamata, ma Jarvis m’ha detto che era uscito.... Dio ma lo stai guardando
anche tu? Non ne posso più di vedere Adam Lane in TV ... sembra una di quelle
propagande politiche... non lo sopporto.>
Maya spense il
televisione, poi si rivolse all’amica:
<Credi sia in
pericolo?>
<... no, non credo. E’
Occhio di Falco accidenti. Uno Dei Vendicatori più esperti. Però potrebbe aver
bisogno d’aiuto...>
Si scambiarono un’occhiata
d’intesa.
<Hai il costume, in
quella borsa?> chiese Maya.
<Ovviamente. Vatti a
cambiare e mettiamoci a cercarlo.>
Maya andò in camera, e
indossò la sua mise da combattimento:
pantaloni neri attillati, body in tinta, bende su entrambe le braccia, e aveva aggiunto
una mascherina stile ninja che gli copriva bocca e naso.
<Ok sono pronta.
Andiam...> un mattone lanciato dalla finestra la interruppe.
<Ma chi cacchio è
stato?> esclamò Kate, nel suo costume da Black Arrow.
Quello che vide una volta
affacciatasi era qualcosa a cui non poteva credere: era un eufemismo definirli
“disordini”. Era più adeguato “rivolta” o “guerriglia”. Tutto il quartiere era
come impazzito, sembravano fuori controllo o in preda ad una follia
allucinogena collettiva.
<E’ come al Metropolitan.
E’ colpa sua!> disse Maya.
<Dobbiamo fermalo.
Andiamo!> le rispose Kate, saltando dalla finestra senza un’esitazione. Maya
la seguì. Proprio come quella volta al museo le due coraggiose ragazze
cercavano di evitare che gli incolpevoli cittadini si facessero del male ma il
fenomeno non era limitato ad un area circoscritta. Loro non potevano saperlo ma
auto rovesciate, vetrine in frantumi, incendi appiccati e gente squilibrata che
dava di matto erano uno spettacolo che si riversava in ogni strada della città.
E non solo.
Prima. Studi televisivi della ABC, Upper West Side.
<Adam, è evidente che
questo folle debba venire fermato e che i criminali mascherati sono la vera
croce di questa città, come hai giustamente osservato tu. Ma l’attuale clima di
paura non deve offuscare la nostra obiettività. La paura e la necessità di
sentirsi al sicuro non deve portare ad un clima simile a quello che si
respirava nei ’50 con il maccartismo. Non devo certo ricordarti i dibattiti che
ha scatenato il Patriot Act dopo i fatti dell’11 settembre...>
<Oprah, la situazione
rischia davvero di sfuggirci di mano.> rispose il Capo della polizia
<questi anarchici mascherati dai poteri più strani stanno impazzando non
solo qui a New York, ma in tutta la nazione. A San Francisco per esempio [1] hanno da poco creato un unità
contenitiva per criminali, un unità Codice Blu come quella che abbiamo noi. A
Los Angeles come sai un pazzo criminale ha scatenato un terremoto di natura
artificiale solo allo scopo di ricattare la nazione [2]e di certo non devo ricordati quanto è accaduto a Washington
nella sede del FBSA ... è necessaria una linea dura con questi folli. Non
possiamo lasciarci sopraffare da questi terroristi. La faccenda al Metropolitan
della settimana scorsa è stata la classica “goccia che ha fatto traboccare il
vaso” e per come la vedo io non bisognava arrivare a tanto. Finora siamo stati
troppo “morbidi” con questi balordi. Ma le cose stanno per cambiare, io....>
In studio si udirono urla
e spari. La conduttrice e il suo ospite saltarono sulla loro poltrona,
spaventati. Il cameraman inquadrò gli spalti e tra gli spettatori terrorizzati
fece la sua comparsa Madcap.
<Hippywinky! Scusate il ritardo amici... dicevate?> dietro di
lui, vi erano alcuni dei soldati ipnotizzati che puntavano i loro fucili sulla
folla.
Oprah Winfrey era rimasta
congelata a quella vista. Adam Lane era ugualmente spaventato, ma cercò di
reagire.
<H-Hai i giorni
contati. Non cederemo ai tuoi ricatti.>
<”Non cederemo ai tuoi ricatti” Ohohohohoh! Ma come sei noioooooooooooooso....> gli disse
Madcap scimmiottandone i movimenti, poi lo zittì con una testata sul naso.
<Hai avuto il tuo
spazio. Ora tocca a me dire la mia!> si mise al centro dello studio e le
telecamere furono tutto su di lui. Con un gesto plateale e aprì il suo mantello
e sotto di esso mostrò il torace imbottito di tritolo, come un kamikaze.
<Ha una bomba!>
gridò inorridita Oprah.
Il boato di spavento degli
spettatori rimbalzò in tutta le case d’America.
<Vi piace? Uno stilista
esplosivo AH AH AH AH AH AH AH !> Madcap si muoveva come una ragazzina che
esibiva il vestito nuovo.
<Ora stiamo calmi. Non
facciamo scoppiare una grana AH AH AH AH AH AH AH AH!
Amici, io sono qui per
liberarvi. Non dovete ascoltare le menzogne che gli ipocriti come questo tizio
dietro di me dicono.... io non voglio farvi del male! Al contrario, mi
preoccupo del vostro benessere, della vostra felicità! Conducete vite grigie,
noiose, assolutamente anonime seguendo dogmi impostovi da altri fin dalla
vostra infanzia ... vi dicono a che ora dovete svegliarvi, a che ora dovete
mangiare ... recarvi a scuola, in ufficio, in chiesa... una vita
pre-organizzata, da quando nasci fino al giorno in cui muori. Ma perché?
Perché, non ve lo siete mai chiesti? Chi è che lo ha deciso? Chi è che decide
cos’è buono e cosa non lo è?Io voglio solo mostrarvi qual è il solo modo
sensato di vivere: senza senso! Abbracciate l’anarchia, vivete dei vostri
istinti!>
Mentre diceva così i suoi
occhi cominciarono a lampeggiare, proprio mentre il cameraman, sotto minaccia
di un fucile, indugiava su un primo piano del suo viso.
<Ti va di fare una
cosa? Falla. Senza starci a pensare. Senza limiti, senza regole. Siamo nella
terra del “fa-come-ti-pare”.
ESCI DI CASA E FAI CIO’
CHE VUOI.....>
<NO!> Occhio di
Falco calciò con entrambi i piedi il televisore e lo fece cadere a terra,
mandandolo in frantumi. Madcap lo aveva lasciato davanti al televisore per
mostrargli il suo spaventoso piano. Clint aveva capito che cosa volesse fare.
Un lungo brivido di terrore gli attraversò la schiena. Chiunque fosse
sintonizzato sul quel programma sarebbe sceso in strada in preda alla
follia.
Lo show era in diretta,
trasmesso in tutti gli stati della costa est. Un incubo, uno scenario da
brividi. Falco,ancora legato alla sedia, si lasciò cadere per terra e, con
grande fatica, strisciò verso il suo arco e la sua faretra, lasciati da Madcap
in un angolo. Le corde erano troppo spesse per spezzarle, e i nodi erano troppo
stretti. Solo con una delle sue frecce poteva liberarsi. Avanzava lentamente,
in una posizione scomoda. Si trascinava con la forza della disperazione. Doveva
farcela. Doveva raggiungere la faretra. Le sue frecce erano distante pochi
metri ma sembravano irraggiungibili, come fossero sulla Luna. Muoversi in
quelle condizioni era una vera impresa.
<Forza Clint...
dai!> pensava, digrignando i denti e sudando come una cascata per via dello
sforzo.
<Muoviti buono a nulla,
inutile saltimbanco da circo! Quel pazzo sta trasformando New York in un
manicomio! Tocca a te fermarlo! Eri venuto fin qui per fermarlo e ti sei fatto
fregare! Dai! Dai! >
L’epidemia di follia non
era limitato ad una sola area. In ogni casa d’America, chiunque fosse
sintonizzato sul programma di Oprah fu ipnotizzato a spinto a scendere in
strada a dar sfogo ai propri istinti più sfrenati. A New York, le strade
s’erano riempite dei tipi più bizzarri e dai comportamenti più assurdi. Era uno
scenario apocalittico, come a Watt nel ‘65 o a Los Angeles nel’92.
Tutti furono colti
impreparati. Ma ci fu anche, per fortuna, chi reagì prontamente a quell’ondata
di pazzia.
Queens.
Il primo su cui intervenne
era un aspirante suicida, un tizio che desiderava prendere il volo dal tetto di
casa sua. Si lanciò a mezz’aria e come un moderno Icaro precipitò verso il
marciapiede sottostante, ma fortunatamente per lui, l’amichevole Uomo Ragno di
quartiere usò una delle sue famose tele per creare un tappetto elastico tra due
palazzi, impedendo al malcapitato di spiaccicarsi al suolo.
<Uhoa. Ehi amico per
fare il bungee jumping bisogna prima
assicurarsi che l’elastico sia saldamente legata all’altra estremità. In questo
modo è illegale sai?> ma l’uomo non gli rispose, preso dalla sua estasi
euforica.
<Dio il senso di ragno
pizzica all’impazzata... è come avere una sega elettrica nel cervello> disse
portandosi una mano alla tempia, come per far cessare il fastidio <Ma che
diavolo è successo?>
Sotto di lui sembrava che
avessero aperto le porte di un istituto psichiatrico. Nel corso della sua lunga
carriera l’Uomo Ragno s’era scontrato con i criminali più strambi e bizzarri
della città, ma mai aveva assistito a nulla del genere. Usava i suoi poteri e
la sua ragnatela per evitare che la gente si facesse del male, ma anche con le
sue incredibili capacità le persone erano troppo numerose.
Non era l’unico supereroe
in quella situazione.
Hell’s Kitchen.
Qualcuno nel quartiere
iniziò a vedere sequoie giganti impazzite. Nella sua immaginazione, le piante
avevano preso a camminare, come uscite dalle pagine del Signore degli Anelli di
Tolkien. Così ebbe la bella idea di prendere un’accetta e di scendere per
strada a combatterle. Avrebbe compiuto una vera e propria strage se
l’intervento del Diavolo Custode di Hell’s Kitchen non glielo avesse impedito.
Con il suo bastone Devil impedì al tale di sferrare il colpo, mentre lo
stendeva con un pugno dritto alla mascella. Era già il quinto a cui impediva un
gesto come quello.
I suoi ipersensi e il suo
radar interno captavano valori totalmente sballati. Solo la sua concentrazione
e il suo severo addestramento gli impedirono di impazzire a sua volta.
<Le funzioni vitali di
queste persone sono fuori scala. I battiti accelerati, la sudorazione,
l’eccesso di adrenalina... è come se fossero drogati, ma non vi è il minimo
odore di composti chimici nell’aria. E’ come se fosse qualcosa di ... naturale,
ad averli resi così. Mi chiedo se c’è Mister Fear dietro a tutto questo. Se
così fosse, giuro che gliela farò pagare...>
Harlem.
L’automobile correva a tutta
velocità, come se fosse fuori controllo. Il suo conducente spingeva
sull’acceleratore con un espressione di gioia sul volto. Era solo una questione
di attimi prima che qualcuno rimanesse investito. L’uomo che gli andò incontro
sembrava altrettanto pazzo ma in realtà Luke Cage sapeva benissimo quello che
stava facendo: grazie alla sua pelle indistruttibile rimase praticamente illeso
dallo scontro con l’auto, al contrario della carrozzeria, mentre grazie alla
sua superforza potè sollevarla e far uscire il pilota dal finestrino.
<Cristoforo Colombo...
ma cos’è successo a ‘sta città?> si domandò guardando il disastro intorno a
se. L’interno quartiere sembrava una zona di guerra.
<Cage!> lo chiamò
una voce dall’altro.
<Falcon... ehi
fratello, ma che sta succedendo?>
Non lo so, ma non è
limitato al nostro quartiere. Sembra che tutta la città sia vittima di una
specie di ... maleficio.
<Hai provato a
contattare i tuoi amici Vendicatori?>
<Si ma la squadra è in
missione... mentre le riserve sono già al lavoro per limitare di danni.>
<Dobbiamo cavarcela da
soli allora.... dì, hai mai visto niente del genere, prima d’ora?>
<A dire il vero si....
anni fa, quando lavoravo con Capitan America [3]... allora fu a causa di un congegno elettronico. Stavolta però
c’è qualcosa di diverso…>
Coney Island.
Gli sembrava incredibile,
ma ce l’aveva fatta. Con la punta di una freccia era riuscito a tagliare la
corda che lo immobilizzava ed era riuscito a fuggire dalla sua prigione. L’aria
fresca che lo accolse una volta fuori dal tombino fu un toccasana per il suo
naso e i suoi polmoni. Stare all’aperto non era mai stato così bello, per
Occhio di Falco. Il suo entusiasmo però
durò pochi secondi, perchè presto si accorse che il piano di Madcap era già
andato a buon fine.
<FERMO!> Gli intimò una voce. L’ordine era stato
impartito da una poliziotta, che gli puntava la pistola. Il tempo di un battito
di ciglia e Falco scoccò una freccia, privandola dell’arma.
<Mi dispiace agente, so
che ne avrà viste parecchie di cose strane nelle ultime ore ma io non sono uno
di quegli svitati. Sono un Vendicatore e ho bisogno del suo aiuto...>
<Occhio di Falco... si,
ora ti ho riconosciuto. Quando ti ho visto spuntare dal quel tombino ho
pensato... mio dio, ma tu sai cosa sta succedendo? Il mondo sembra essere
impazzito!>
<Purtroppo si, so di
cosa di tratta. Il pazzo che ha causato ‘sto macello è lo stesso del
Metropolitan. Ma so dove si trova. Ha una radio con se, agente...?>
<Miller. Laura Miller e
si, ce l’ho.>
<Bene. Mi stia a
sentire adesso: io so dove si trova. E’ nell’Upper West Side. Mi serve una mano
per arrivarci però; ho bisogno che lei si metta in contatto con uno elicottero
per il controllo del traffico che si diriga in quella direzione, verso gli
studi televisivi della ABC. Pensa di potercela
fare?>
<Se spiego la
situazione, penso che non ci saranno problemi. Ma non credo ci sarà la
possibilità di farlo atterrare...>
<Non ce ne sarà
bisogno.>rispose lui risoluto <Piuttosto, voglio una squadra dei vostri
migliori uomini che si diriga sul posto. Potrei aver bisogno d’aiuto con gli
ostaggi.>
Si misero d’accordo sui
dettagli, poi mentre la poliziotta chiamava in centrale per richiedere il
sostegno aereo, Occhio di Falco s’arrampico su una scala antincendio e in pochi
secondi fu sopra il tetto del palazzo adiacente. Da quel punto sopraelevato
aveva un quadro generale della stato disastroso in cui versava la città.
<Mio Dio...> gli
uscì dalla bocca. Le persone che non erano sotto ipnosi gridavano terrorizzate.
Le loro urla arrivavano fin lassù. Falco le udì tutte e non potè non sentirsi
colpevole per quanto stava succedendo. Era come vivere un incubo. Se fosse
riuscito a fermare Madcap tutto questo non sarebbe accaduto, pensò. Ha avuto
ben due volte l’occasione di fermarlo ed entrambe le volte aveva fallito.
L’impulso più immediato era quello di scendere per le strade e aiutare le forze
dell’ordine a contenere i disordini, ma sapeva che la cattura di Madcap aveva
la priorità.
Corredo tra i tetti dei palazzi arrivò al
punto d’incontro con l’elicottero. Udì il rumore delle pale farsi sempre più
forte. Non appena il veicolo fu a portata di tiro, incoccò una freccia-cavo e
la tirò in quella direzione: il tiro fu come al solito perfetto e attaccandosi
alla sua coda permise ad Occhio di Falco, appeso alla corda, di farsi
trasportare sopra la città. Sarebbe stato uno spettacolo incredibile, se non
fosse stato offuscato dalla vista dello scenario apocalittico sottostante.
Grazie alla sua velocità
l’elicottero arrivò rapidamente a destinazione. Falco fece un cenno al pilota e
questi si abbassò tanto da permettergli di atterrare sul tetto dello studio
televisivo.
<Ci siamo. Devo agire
in fretta.>
All’interno dello studio
televisivo, intanto, la tensione era quasi palpabile. I soldati soggiogati da Madcap
tenevano sotto controllo tutte le uscite e obbligavano gli ostaggi- spettatori,
staff, regia etc - a stare tutti riuniti contro il muro. Madcap intanto
continuava il suo teatrino sul palco, davanti alle telecamere ormai spente.
Aveva il tritolo ancora attorno alla vita e il pulsante per attivarlo in mano.
Grazie alle sue abilità Falco era riuscito ad entrare senza essere visto,
passando per il condotto dell’aria e appostandosi sull’impalcatura dei
riflettori. Da lassù aveva un ottima visuale e la linea di tiro libero.
<Devo colpire prima
lui, per impedirgli di azionare il detonatore, ma devo stare attendo che quei
soldati non aprano il fuoco sulla folla. Dovrò essere rapido e preciso.>
Prese un respiro, incoccò
due frecce e puntò Madcap: lasciò partire i due dardi, che andarono a colpirlo
nel braccio, rendendolo inutilizzabile, e al petto, dritto al cuore: questo gli
avrebbe dato qualche istante per occuparsi degli scagnozzi, mentre il suo
fattore rigenerante lo guariva dalle ferite. Saltò giù dal traliccio e con
precisione chirurgica e una rapidità tale da rendere i suoi movimenti
impercettibili, mise fuori combattimento i militari, mettendoli K.O. con le sue
frecce – sedativo.
Alla vista del Vendicatore
gli ostaggi scoppiarono in urla liberatorie in cui sfogarono tutta la loro
frustrazione e ansia. Si avventarono verso l’uscita, intralciando il cammino di
Falco.
<No.... toglietevi di
mezzo! Quel pazzo è ancora lì a terra…>
Con pregevole agilità
evitò la calca e s’avventò sul suo avversario, ancora a terra.
<Non muoverti maledetto
bastardo! Non muoverti o ti tiro addosso l’intera faretra!> gridò rabbioso.
Madcap non si muoveva.
Rimaneva a terra ridacchiando. Falco lo puntava ma senza avvicinarsi troppo,
per evitare di venire ipnotizzato o coinvolto nell’esplosione della bomba a cui
era legato. Ma Madcap rimase completamente immobile. Nemmeno un minimo tremore.
Sotto di lui, un tappeto di sangue continuava ad allargarsi a macchia d’olio,
mentre quell’odiosa risata si faceva sempre più forte. Un terrificante dubbio
balenò nella mente di Clint. Un dubbio orribile ma che diventava sempre più
plausibile ogni secondo che passava.
Clint s’avvento su di lui,
privandolo di quella maschera gialla che lo faceva sembrare uno “smile”, e la
vista del volto sottostante fu una pugnalata per lui. Il volto senza vita di
Adam Lane gli congelò il sangue nelle vene. Madcap doveva averlo ipnotizzato e
costretto ad indossare i suoi abiti.
Aveva fallito per la terza
volta, e dal microfono che aveva piazzato sulla sua vittima, Madcap
sottolineava il suo insuccesso con una risata di scherno.
<<AH AH AH AH AH AH AH
AH AH AH AH AH AH AH AH AH!!!>>
Continua…
Le Note
Madcap trionfa ancora! Per la terza volta questo folle
e imprevedibile criminale sfugge alla cattura… non dopo aver messo a soqquadro
l’intera east coast degli Stati Uniti!
La televisione è un media molto potente, ed è forse il
metodo di comunicazione più rapido ed immediato che abbiamo... canale ideale da
utilizzare per l’ipnotismo di massa!
Parecchie guest star in questo numero, da Oprah
Winfley – una delle più popolari conduttrici televisive di sempre e tra le più
influenti opinioniste d’America - a Luke
Cage, Devil, Falcon e il celebre Uomo Ragno e parecchie citazioni di storie
MarvelIT:
1= Nel numero 23 della serie del Ragno Rosso.
2= E’ accaduto su USAgent # 3.
3= Fa riferimento ad un classico delle storie di
Capitan America: “la bomba della folla” dell’indimenticabile Jack Kirby.
Nel prossimo numero per la conclusione di questa folle
saga. Come reagirà il nostro arciere preferito? Dovete leggerlo per
scoprirlo....
Carmelo Mobilia